Chiamarsi Optì Pobà

A tutti quelli che non racconteranno mai più le loro storie.
I morti del deserto, del Mediterraneo.
I morti nelle stragi, nelle guerre, negli attentati.
I morti per miseria, per fame o per malattie,
quelli che potevano essere salvati con una confezione di antibiotici.

Alle nostre coscienze, perché ascoltando
le storie di chi è arrivato in Italia
possano diventare migliori.

“Chiamarsi Optì Pobà” è uno straordinario racconto di vite vissute pericolosamente, che si riuniscono in una squadra di calcio di richiedenti asilo. Perché quando compare il pallone, lingue nazionalità e fedi si mescolano felicemente. Come i loro abbracci dopo un goal, le strette di mano, i cinque battuti con forza a testimoniare al mondo intero la loro unione. Un continente grande e maestoso come l’Africa condensato in uno spogliatoio o un rettangolo di gioco in Basilicata. Vincere la propria scommessa in campi polverosi – dove la presenza di un nero fa scalpore – giocando anche bene. Se poi sorridono e si divertono, sorridiamo e ci divertiamo tutti. Non è facile. Ma nulla minimamente degno di considerazione lo è. Optì Pobà è anche sensibilizzazione, inclusione, integrazione, creazione di possibilità e di scambi, arricchimento reciproco. Un muro indistruttibile contro le ruspe dei giorni nostri, perché siamo convinti che non bisogna abbattere, ma edificare. La stessa differenza che c’è tra buttare giù una foresta o seminare per farla crescere.

Chiamarsi Optì Pobà

Paola Gallas,Francesco Giuzio

Editore: Edizioni del Gattaccio